No, non preoccuparti non è uno dei soliti rimproveri che ti senti dire, (e chissà quante volte), a casa o a scuola. Ho solo pensato che il mio augurio di questo anno potesse essere un’occasione per recuperare il valore del “silenzio”, in un mondo così frastornato da tanti rumori.
“Silenzio? Sono giovane! A me piace il casino!” … starai pensando.
Eppure concedimi queste poche righe per farti scoprire o ritrovare il valore del “silenzio”.
Lo faccio riportandoti un articolo di qualche anno fa che racconta cosa è successo durante il concerto di addio del grande maestro di musica “Claudio Abbado” che tu non conoscerai ma questo poco importa (vai comunque su Internet e fai una piccola ricerca… ne vale la pena). Quello che importa è cosa ha provato questo grande musicista e insieme a lui, la sua orchestra e tutto il pubblico presente.
"Il pubblico che il 19 agosto 2010 gremiva l’auditorio del palazzo della cultura di Lucerna per ascoltarela “Nona sinfonia” di Gustav Mahler, suonata dalla leggendaria Lucerne Festival Orchestra fondata e diretta da Claudio Abbado, visse un’emozione estetica ed esistenziale indimenticabile. Il quarto tempo della sinfonia è uno dei meravigliosi adagi di Mahler, da lui indicato nella partitura con “lentissimo…”.
Abbado lo ha eseguito in 28 minuti.
“Sarebbe impossibile” diceva Abbado “dirigere Mahler senza pensare alla morte” e questo in particolare per la Nona sinfonia. Dopo aver evocato i tumulti della vita, essa trasmette lo struggimento, la malinconia, i rimpianti, la tristezza trattenuta, del presagio della fine. Il quarto tempo si spegne lentamente: dell’immensa orchestra suonano sempre meno strumenti fino a due soli violini sempre più tenui. È quasi il niente, poi il “silenzio”.
Chi sedeva nell’empore poteva seguire i gesti e il volto di Abbado. Gli occhi quasi sempre chiusi, la mano sinistra con le dita leggermente divaricate, prima sollevata, poi appoggiata al petto. Silenzio per quasi due minuti. Alcuni suonatori raccontarono che, prima di voltarsi verso il pubblico, si asciugò le lacrime. Anche fra il pubblico c’erano occhi umidi. L’orchestra e il pubblico rimasero immobili e attoniti, incantati dalla sorpresa del suono del silenzio e dall’intensità dell’emozione. Seguì un applauso di 18 minuti.
Abbado, che amava l’Engadina, ha raccontato che lì, per la prima volta, aveva sentito il suono della neve che cadeva. Era il “suono del silenzio”.
Le neuroscienze spiegano la natura e le emozioni del silenzio. Il silenzio sembra un paradosso: si sente. Si sentono i suoni e si sente la loro assenza. Ciò avviene perché le aree cerebrali che elaborano l’informazione acustica sono attive, in forma diversa, anche nel silenzio. Il silenzio non è l’assenza della percezione acustica ma una sua variante. Come l’informazione acustica, la percezione del silenzio è collegata alle aree cerebrali dell’affettività. La conoscenza dei meccanismi nervosi rese l’emozione del silenzio di Abbado ancora più profonda, per l’esperienza inattesa della sua intensità. (Arnaldo Benini)
L’avvento e questo periodo di preparazione al S.Natale possano essere anche per te un periodo di “silenzio”.
Il silenzio, come lingua comune ed eterna dell’umanità, è il più adatto a comunicare i sentimenti più profondi.
È nel silenzio che si riesce ad “ascoltare” se stessi, gli altri, la natura e Dio.
“Persone che parlavano senza dirsi nulla” dice la canzone “The sound of silence” e le cose che più ci segnano nella vita non sono certo le parole ma gli spazi di silenzio tra di esse. Solo nel silenzio puoi immaginare, far nascere progetti, idee, capire la vita, tornare a sperare. Solo nel silenzio nasce la musica, la poesia. Solo nel silenzio riaffiorano i ricordi. Solo nel silenzio puoi tornare a sentire il suono della voce di una persona che ora non c’è più e averla ancora accanto a te.
L’ARTE DI TACERE
Tacere è un'arte. Parla solo quando devi dire qualcosa che vale più del silenzio.
Esiste un momento per tacere, così come ne esiste uno per parlare. Il momento di tacere deve venire sempre prima.
Quandosi sarà imparato a mantenere il silenzio, si potrà parlare rettamente.
Tacere quando si è obbligati a parlare è segno di debolezza,
ma parlare quando si dovrebbe tacere indica leggerezza e scarsa discrezione.
È sicuramente meno rischioso tacere che parlare.
L'uomo è padrone di sé solo quando tace: quando parla appartiene meno a se stesso che agli altri.
Quando devi dire una cosa importante, stai attento: dilla prima a te stesso, poi ripetila, per non doverti pentire quando l'avrai detta.
Quando si deve tenere un segreto non si tace mai troppo.
Il silenzio del saggio vale più del ragionamento del filosofo. Il silenzio può far le veci della saggezza per il povero di spirito.
Forse chi parla poco è un mediocre, ma chi parla troppo è uno stolto travolto dalla voglia di apparire.
L'uomo coraggioso parla poco e compie grandi imprese: l'uomo di buon senso parla poco e dice sempre cose ragionevoli.
Siate sempre molto prudenti, desiderare di dire una cosa, è spesso motivo sufficiente per tacerla"
i miei migliori auguri con un grosso ABBRACCIO per un Santo Natale ed un “silenzioso” anno nuovo
Luigi Tuo Prof Rutigliani
Luigi Tuo Prof Rutigliani
Credo a “quel tale” che dice in giro
che l’amore porta amore, Credo…
Se ti serve, chiamami scemo
ma io almeno credo…
Che quando smetti di sperare
inizi un po’ a morire… (Ligabue)
Voglio credere, amare e resistere
Forse così io posso dire
di esistere.
Se non mi senti proverò
anche ad urlare
Perché ti possa arrivare
tutto il bisogno che c’è
Voglio credere, amare e resistere
Come un respiro sono qui
per insistere
Se non mi vedi lancerò
il mio segnale
Perché tu possa accettare
che c’è bisogno di te e di me. (Nek)
È una regola che vale in tutto l'universo
Chi non lotta per qualcosa
ha già comunque perso
E anche se la paura fa tremare
Non ho mai smesso di lottare
Per tutto quello che è giusto
Per ogni cosa che ho desiderato
Per chi mi ha chiesto aiuto
Per chi mi ha veramente amato…
So che in fondo ritorna
tutto quel che dai
(Mannoia)
Dopo averti invitato al “silenzio”, dopo averti fatto “rallentare”, quest’anno voglio farti gli auguri invitandoti ad avere fiducia e a CREDERE NEGLI ESSERI UMANI.
In questo ultimo anno mi sono trovato spesso a chiederlo, a pretenderlo da me stesso e mi ha fatto un gran bene. Ecco perché voglio farti così gli auguri.
Non credere non ridurrà il male che c’è nel mondo. Crederci invece può essere quella scintilla da cui parte il fuoco, la palla di neve che crea la valanga, il piano inclinato da cui parte un semplice gesto che inizia a diffondersi per divenire inarrestabile. Quando quella scintilla, quella palla, sono un gesto, una parola o un’azione negativa, ne conosciamo tutti l’effetto tremendo che provoca.
Proviamo allora anche a credere cosa può diventare ogni piccolo gesto positivo.
Il bene genera sempre altro bene. Perché il bene è contagioso.
"Fa piu' rumore un albero che cade che una foresta che cresce"
fermati ad ammirare la “foresta” senza farti distrarre dal rumore dell'albero!
Ne abbiamo bisogno tutti.
Il mondo ha bisogno di credere nel bene. Smettiamo di lanciarci accuse, di fare emergere il male e "fatti del bene", raccontando, condividendo, nei luoghi e con le persone della tua vita, ogni "cosa" bella che ti ha migliorato la vita, che ti ha aiutato a superare momenti difficili, che ti ha reso felice, che ti aiuta a guardare ogni altro uomo con un sorriso di fondo.
Le cose belle esistono, le cose belle accadono!
Aiutiamoci a guardare il mondo con "occhi nuovi".
Torna ad avere occhi giusti per vedere e fare emergere il bello, il buono, il giusto in mezzo a tutto il frastuono e il “rumore” della vita che ci distoglie dal coglierli.
Cerca, ascolta, diffondi quelle notizie, quelle esperienze, quelle realtà, quelle canzoni, quelle opere che tornano ad alimentare la tua speranza per un mondo migliore, più vicino ai bisogni profondi dell'essere umano e più vicino alle persone che vivono momenti difficili e che attendono da te gesti e azioni di attenzione, amicizia e amore. Fai in modo di essere tu quel sorriso, quella gentilezza, quella carezza, quel bacio, quella attenzione che vorresti ricevere e vedere negli altri.
Il sospetto ti può anche rendere un po’ più intelligente, ma la fiducia ti rende migliore!
“…e ma a credere, a fidarsi si rischia di restare fregati…”, dirai.
Io penso invece che ci lasciamo imbrogliare di più dalla troppa diffidenza che dalla troppa fiducia. Il vero “grande imbroglio” è la diffidenza perché fa vivere male, allontana dagli altri e non costruisce nessuna felicità.
“Puoi essere ingannato, se ti fidi troppo, ma di sicuro vivrai nel tormento se non ti fidi abbastanza”.
Siamo circondati di cose belle meravigliose e dobbiamo recuperare gli occhi giusti per vederle. Occorrono occhi nuovi. Togliamoci gli occhi dell’odio, del rancore, dell’invidia, per adoperare gli occhi dell’amore.
Certo per poter dare il bene e fiducia agli altri devi prima imparare a dar fiducia e voler bene a te stesso perché “Il dubbio o la fiducia che hai nel prossimo sono strettamente connessi con i dubbi e la fiducia che hai in te stesso”. (K.Gibran)
Sii riconoscente a chiunque ti abbia mai dato fiducia: ti ha educato a credere!
“Mio padre mi ha fatto il più bel regalo che qualcuno poteva fare a un’altra persona: ha creduto in me”. (Jim Valvano).
Per poter credere e dare fiducia occorre che altri abbiano avuto questo sguardo di misericordia nei nostri confronti. Solo chi è stato guardato con fiducia può restituire fiducia. Solo chi riceve
amore può donarlo agli altri.
Voglio allora farti i miei migliori auguri con un invito che ho ricevuto anch’io:
“portiamo insieme nella vita ‘sprazzi di cielo’, un po’ qua e un po’ là” .
Santo Natale e fiducia nell’anno nuovo
Con affetto, tuo prof Luigi
Beati i sognatori, gli idealisti, i teneri
Beati gli ingenui, i grandi che non hanno perso
la voglia di sentirsi bambini nell’animo.
Beati coloro che non rinunciano all’amore per
paura.
Beati i cuori impavidi
(A.Einstein)
Un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli
che hanno ancora il coraggio d’innamorarsi
(jovanotti)
Giovani, non fatevi rubare la speranza
(Papa Francesco)
Dopo averti invitato al “silenzio”, dopo averti fatto “rallentare”, spronato ad avere fiducia e a “credere negli esseri umani”, quest’anno è il momento di “agire”, di entrare in azione. “ma, come?” mi dirai, “cosa c’entrano i sogni con l’azione!?!”
Se pensi così, sei come quei tanti rassegnati e tristi, convinti che “sognare” sia illusione e per questo hanno smesso di sognare da tempo e, facendolo, hanno smesso di esser felici.
Nel nostro percorso insieme, avrai compreso che c’è una gran differenza tra il SOGNO e l’ILLUSIONE.
Il SOGNO accende il desiderio e questo ci mette in cammino, ci fa scomodare per saper “andare oltre”, per raggiungere traguardi nella nostra vita.
Dopotutto, cos’è un traguardo se non un sogno che si realizza? Senza sogni non ci sono traguardi !!!
Per questo si dice che:
“un vincente, è un sognatore che non si è mai arreso”
e, aggiungo io, “un perdente è colui che smette di sognare”.
Sai anche che il sognare ad occhi aperti è una delle più grandi capacità del nostro cervello: con lo sviluppo del “pensiero astratto”, da adolescente e giovane hai iniziato a “sognare” a “progettare” la tua vita.
“L’uomo è un genio quando sta sognando” (Akira Kurosawa)
Tutte le più grandi opere del genere umano sono nate prima come sogno, sono state prima pensate e desiderate, poi realizzate. Per questo ti invito a non smettere di seguire i tuoi sogni: essi conoscono la via e ti indicheranno la strada per renderti felice nella vita.
Allora non farti rubare la speranza, non permettete a nessuno di soffocare e far morire i tuoi sogni.
Tu stesso non arrenderti mai perché, anche quando sembra tutto “morto”, il tuo cuore continui a sognar la primavera.
“come i semi che sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera. Fidatevi dei vostri sogni, perché in essi è nascosto il passaggio verso l’eternità” (Gibran)
Questo è dunque il mio augurio:
non spegnere passione, entusiasmo e desiderio.
Perché quando muoiono queste tre cose, siamo ormai belli morti anche noi.
Punta in alto!
Non accontentarti di cose effimere, di gioie frugali e facili.
Lavora duramente, intensamente, con caparbietà, affinché tu possa dire a te stesso:
grazie sogno, perché mi hai aiutato a realizzarti!
Santo Natale e grandi sogni nell’anno nuovo
Con affetto, tuo prof Luigi